Era un modello di automa con movimento a programma meccanico interno, che in successive fasi di tempo azionaza grazie a diversi ingranaggi, dei meccanismi per volgere movimenti e azioni differenti tra loro.
Forse e’ il primo automa descritto in varie testimonianze storiche dove esso non svolge una singola funzione meccanica come ad esempio il tamburellatore oppure un uccello meccanico, o magari altri esempi nell’antichità. ma azioni meccaniche diverse tra loro, proprio per questo motivo destava stupore e meraviglia nel tempo del rinascimento. E’ da notare che la meccanica in generale nei
codici vinciani non contengono meccanismi cosi complessi ad eccezione degli studi degli orologi.
Con le nostre ricerche tecniche. Abbiamo ipotizzato che le dimensioni dell’ l’automa doveva avere una lunghezza di circa cm 170/200 Le misure interne del gruppo motore posteriore erano di circa cm 60x70 per cm 50 di altezza.Per maggiori informazioni sul funzionamento potete consultare il libro "Leonardo da Vinci Automazioni e Robotica" di Sara Taglialagamba e Niccolai Gabriele della casa editrice CB edizioni Poggio a Caiano PO.
<< ... quanto a me nei confronti di ogni racconto vale come norma
fondamentale che io scrivo ciò che da ciascuno viene narrato secondo come
l'ho sentito .....>>.
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· Erodoto (V
sec. a.C.) (Le storie II, 124):
<< ... e lavoravano a centomila uomini per volta continuamente, ciascun
gruppo per tre mesi. E passarono per il popolo 10 anni di stenti nella costruzione
della strada che è opera certo non di molto inferiore alle piramidi, per
quanto a me sembra ... dieci furono dunque gli anni impiegati per la
costruzione di questa e delle stanze sotterranee sull'altura su cui sorgono
le piramidi, che fece costruire come sue tombe in un'isola, dopo avervi
condotto intorno un canale derivato dal Nilo. Per la piramide stessa dicono
che passarono venti anni finchè non fu costruita; ... ed è quadrangolare e
.... di pietra levigata e connessa nel modo più perfetto; nessuna delle
pietre è più piccola di trenta piedi >>.
· Erodoto (V
sec. a.C.) (Le Storie II, 125):
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<< Questa piramide fu costruita così, a gradinate ... sollevavano le pietre
... con macchine formate con legni corti, alzandole da terra fino al primo
ordine di gradini. Quando una pietra era stata issata su questo (gradino)
veniva sollevata sopra un'altra macchina che si trovava sul primo gradino e
da questa era tratta al secondo ordine e posta su un'altra macchina, che
quanti erano i gradini tante erano le macchine; oppure trasportavano la
stessa macchina, che era una sola e facile da trasportare, su ciascun ordine
>>.
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In base a questa testimonianza scritta da Erodoto possiamo
dare una conclusione che la macchina da lui descritta, usata per l’elevazione
delle pietre nella costruzione delle piramidi egiziane, era relativamente
semplice, addirittura molto leggera perché i lavoratori potevano
tranquillamente spostarla da un gradino di pietre ad un altro, sopra di esso.
La definizione di macchina che funzionava con legni corti, secondo me è da
prendere veramente alla lettera. Anche se gli egiziani non conoscevano macchine
molto più complesse come quelle greco,romane, è accertato che conoscevano
macchine come la bilancia o lo shaduf (
usato per l’agricoltura ) che utilizzavano contrappesi o l’uso di macchine che
trasferivano il peso vicino o sul perno centrale. In base a questa tecnologia
abbiamo eseguito un indagine e una ricerca in vari manoscritti antichi per
verificare se una macchina simile poteva essere descritta. Abbiamo cominciato
dal de architettura di Vitruvio senza trovare nessuna macchina che
corrispondesse alla testimonianza di Erodoto , dal trattato di architettura di
Francesco di Giorgio anche li senza trovare nessun disegno corrispondente, fino
ai codici di Leonardo da Vinci notando
che in due disegni è raffigurata una macchina che può corrispondere alla
descrizione di Erodoto.
Nel foglio 818 v. del Codice Atlantico sono descritte
diverse macchine per alzare delle colonne
Una fra queste è raffigurata l’elevazione di essa tramite
oscillazione inserendo nel perno centrale dei legni a spessore, contribuendo
così all’ elevazione della colonna.
Nel foglio del Codice Madrid I f.29 r. è raffigurato la
stessa macchina costruita con legni grezzi e corde, il funzionamento è il
medesimo del disegno precedente, ma la macchina come è stata disegnata da
Leonardo sembra avere origini molto antiche, infatti è molto diversa dagli
altri disegni che compaiono nel codice Madrid I.
Nel disegno è raffigurata una macchina assemblata con legni
grezzi e corde che nel suo telaio aveva
l’utilizzo di elevare una colonna di pietra molto grande, la macchina sfruttava
il bilanciamento al perno centrale dove era concentrato tutto il peso della colonna,
oscillando la colonna, nella parte destra, nella sinistra del perno centrale si
creava uno spazio per inserire uno spessore di legno corto , contribuendo così
alla sua elevazione, oscillando la colonna, nella parte sinistra, nella destra
del perno centrale si creava uno spazio per inserire uno spessore di legno ,
contribuendo così all’elevazione desiderata ma che secondo noi non poteva s
uperare i 200cm per la debole stabilita della struttura , osservando bene il disegno confrontando la
proporzione della colonna con i legni
del telaio, fa supporre che la colonna doveva essere molto grande, si presume
di un peso di 2/3 tonnellate.
Visto che una macchina simile era esistita in antichità
possiamo dimostrare che con una piccola modifica, la macchina è molto simile a
quella descritta da Erodoto. La maggior parte delle pietre usate nella
Relazione tecnica e interpretativa delle macchine di
Leonardo daVinci
Una passione che si trasforma in
professione grazie a studi e ricerche scientifiche supportate da abilità
artigianali. Il risultato è una serie di mostre permanenti e itineranti in
tutto il mondo: una collezione di macchine di Leonardo da Vinci realizzate a
mano una a una. Carlo Niccolai e il figlio Gabriele hanno dato vita alla più
grande collezione privata di macchine del genio vinciano: 150 modelli unici realizzati
in materiali fedeli all’epoca come il legno, il metallo, il cordame e le stoffe
oltre ai modelli che riproducono fedelmente le parti anatomiche disegnate da
Leonardo e più di 100 macchine virtuali. I pezzi ricostruiti spaziano dalle
macchine da guerra ai meccanismi per il sollevamento, dai mezzi di trasporto a
macchine aeree.
Dall’accurato e prolungato studio
dei disegni dei Codici Vinciani, Gabriele Niccolai ha dedotto che la
complessità dei progetti leonardiani deriva dalla distribuzione dei componenti
meccanici di ciascuna macchina in pagine differenti. Leonardo aveva escogitato
la ”criptazione” delle sue invenzioni per mantenere segreto, anche ai suoi
collaboratori, il progetto finale funzionante. I disegni che ci ha lasciato non
sono immagini definite, ma piuttosto schizzi volutamente imprecisi sufficienti
all’artigiano per creare il pezzo ma incompleti per replicare il progetto.
Oltre ad approfondite ricerche, ad
appassionate letture e a un laboratorio attrezzatissimo, Carlo e Gabriele
Niccolai si sono avvalsi della collaborazione di storici e tecnici che hanno
contributo ad avvalorare o perfezionare i risultati delle loro indagini, sempre
aperti a nuove interpretazioni. Negli ultimi anni hanno accolto nel proprio
staff altri esperti della materia, cui hanno sottoposto le proprie deduzioni
sulle macchine di Leonardo in modo che poi, di volta in volta, svolgessero un
lavoro di animazione dei modelli in 3D, giungendo a una comprensione più
profonda dei meccanismi e della tecnologia leonardiana. Questo ha permesso loro
di realizzare molti dei modelli funzionanti di Leonardo che negli ultimi
quindici anni sono stati esposti e ammirati in più di cento mostre in tutto il
mondo, dall’Australia al Brasile, dalla Cina agli Emirati Arabi, dalla Nuova
Zelanda agli Stati Uniti d’America. La filosofia dell’azienda nel crescere si è
improntata nel garantire la funzionalità delle macchine e i principi fisici che
ne regolano il movimento, ottenendo apprezzamenti da un vasto pubblico,
entusiasta di attingere nuove conoscenze sui segreti della meccanica di
Leonardo.
E poiché la loro sete di
conoscenza del lavoro di Leonardo da Vinci è inesauribile, saranno ancora molti
in futuro i modelli che i Niccolai proporranno come frutto della loro
interpretazione dei preziosissimi Codici.
ROBOT LEONARDO DA VINCI TAMBURINO Cod. Atlantico f.579r.
Questa ricostruzione dell' automa è stata realizzata dopo attenti studi inerente al foglio 579r del codice Atlantico di Leonardo da Vinci, come potete notare nell'immagine del codice sono evidenziati i meccanismi e componenti essenziali per la ricostruzione dell' automa, il risultato finale e funzionante è stato portato avanti dopo anni di studi, per risolvere dei problemi rilevanti degli atriti derivati dai meccanismi. Che una volta risolti hanno portato ad un risultato positivo e funzionante dell' automa.
Per ulteriori informazioni potete consultare il libro ( Leonardo da Vinci Automazione e Robotica di Sara Taglialagamba e ricostruzioni meccaniche di Niccolai Gabriele della casa editrice CB edizioni )